TRIESTE – Non è possibile prendere ad esempio il modello croato dei marina Aci per la programmazione turistica.
Questa la risposta di Roberto Perocchio, presidente di Assomarinas (l’Associazione italiana porti turistici aderente a Federturismo Confindustria e Confindustria Nautica) in replica alle dichiarazioni della vicepresidente di Altagamma, Giovanna Vitelli, che considera il modello croato delle marine ACI un esempio di riferimento per la programmazione portuale turistica.
Vitelli aveva recentemente ribadito le tesi già espresse nei mesi scorsi, sulle priorità per il potenziamento del comparto in Italia. In particolare, la proposta è quella di assimilare (in tema di aliquote IVA) noleggio e charter nautico ai parametri del settore turistico-alberghiero; ma anche di adeguare le procedure e le normative della bandiera italiana a quelle di altri Registri internazionali, per aumentarne l’attrattività; di semplificare le procedure burocratiche relative, ad esempio, ai controlli sui diportisti o all’arruolamento per le unità da diporto.
«Quello croato rappresenta un modello di pianificazione di Stato – sottolinea Perocchio – risalente al periodo comunista oggi incompatibile col sistema del libero mercato turistico italiano, in cui oltretutto la programmazione costiera delle infrastrutture per la nautica è affidata alle Regioni, che hanno già sviluppato o stanno completando le relative pianificazioni per decine di migliaia di posti barca».
Secondo Perocchio, gli investitori privati per la riqualificazione e lo sviluppo dei porti turistici, che vanno realizzati dove effettivamente servono, non mancano. Ne sono prova i numerosi progetti in corso di realizzazione, sostenuti anche da investitori come le catene commerciali internazionali D-Marin e IGY, oltre a diversi gruppi italiani.