TRIESTE – Su ordine della Procura, la Guardia di Finanza di Venezia ha confiscato beni immobili e disponibilità finanziarie per 21,4 milioni di euro, nei confronti di due soggetti coinvolti, quali corruttori di pubblici ufficiali, nell’ambito dell’inchiesta MOSE e condannati in via definitiva.
Dall’inizio delle indagini sul campo sono trascorsi ormai dieci anni, mentre lo scandalo delle tangenti per la costruzione del sistema di protezione di Venezia dall’acqua alta continua a presentare strascichi giudiziari.
I due soggetti coinvolti, diventati collaboratori dell’Autorità giudiziaria nel corso degli anni, sono Piergiorgio Baita (ex presidente della Mantovani costruzioni) e Niccolò Buson (ex direttore amministrativo della stessa società padovana).
La nota della Procura specifica come – per l’esecuzione della sentenza di condanna – siano stati eseguiti accertamenti per alla ricostruzione dei beni riconducibili ai soggetti destinatari della sentenza stessa.
Nel corso dei riscontri, sono stati individuati, anche attraverso l’effettuazione di accertamenti bancari, “atti di spoliazione patrimoniale posti in essere in favore di familiari (atti di donazione, trasferimento fondi attraverso il sistematico invio di bonifici bancari nonché mediante la rinuncia di crediti)”. Nel complesso, oltre alle disponibilità finanziarie, si è proceduto alla confisca di nove immobili (sette 7 fabbricati e due terreni) e di un’automobile autovettura, per un valore complessivo di 1.095.019,40 euro, che si aggiungono 18.056.004,19 euro già confiscati in passato.
Si è dato inoltre avvio all’esecuzione della confisca, nella misura di 1/5, dei ratei di pensione spettanti ai due destinatari della misura ablativa.