TRIESTE – È stata revocata dall’Autorità di sistema portuale la gara per il progetto più strategico per il futuro del porto di Trieste, a causa dell’incertezza sulla copertura finanziaria.
Nonostante la scadenza per la presentazione delle offerte fosse già superata, dal ministero delle Infrastrutture e Trasporti non è giunta alcuna risposta alle richieste di proroga, fondamentali per rispettare i termini previsti dal Fondo complementare al Pnrr, che impone la conclusione entro marzo 2026. Il Ministero non ha garantito che i fondi sarebbero stati disponibili oltre quella data.
Per tentare di sbloccare la situazione, i vertici dell’Authority si sono recati nei giorni scorsi a Roma. La gara, pubblicata a fine novembre da Invitalia in qualità di stazione appaltante, riguardava l’appalto integrato per la progettazione esecutiva e la realizzazione della nuova Stazione ferroviaria di Servola, parte dell’estensione delle infrastrutture comuni al servizio del Punto Franco Nuovo.
Il valore dell’intervento supera i 168 milioni di euro, finanziati nell’ambito del Piano Nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr. Invitalia, in qualità di centrale di committenza, supporta l’Autorità di sistema portuale nello sviluppo del porto di Trieste, considerato nodo logistico strategico a livello europeo e incluso tra i dieci progetti prioritari del Piano nazionale.
Il Progetto di fattibilità tecnico-economica (PFTE) aveva già ricevuto il via libera dalla Conferenza dei servizi e dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, secondo l’iter semplificato previsto per gli interventi Pnrr (DL 77/2021).
L’appalto comprendeva non solo la progettazione esecutiva, ma anche la realizzazione delle opere per il potenziamento dei collegamenti ferroviari e viari, la costruzione di edifici funzionali e la bonifica ambientale preliminare delle aree coinvolte. Il finanziamento complessivo previsto sfiorava i 200 milioni di euro. Il termine per la presentazione delle offerte era fissato al 20 dicembre 2024.
Ora si valuta una nuova strategia per far partire almeno i lavori più urgenti, con una probabile suddivisione dell’opera in 6 o 7 lotti. Se il Ministero continuerà a non dare risposte, si cercheranno finanziamenti alternativi, almeno per le demolizioni e la bonifica ambientale. Più complessa invece, la partenza del raccordo stradale, anche se si tenterà di anticiparne la realizzazione: oltre a servire in futuro il Molo VIII (ancora in fase di progettazione definitiva), l’opera sarebbe utile fin da subito per la Piattaforma logistica, che soffre crescenti criticità viarie dovute all’aumento del traffico.
L’impasse ministeriale non dovrebbe invece ripercuotersi sugli altri progetti in corso nello scalo drl Friuli Venezia Giulia, già appaltati o in fase di esecuzione. Alcune difficoltà potrebbero emergere nell’andamento dei lavori, in particolare per quelli ferroviari, vista l’elevata saturazione delle imprese coinvolte. I cantieri di Campo Marzio Stazione e Porto Nuovo procedono a rilento: entrambi sono appalti di Rfi, anche se quello del Porto Nuovo beneficia di risorse dell’Autorità portuale.