TRIESTE – Dopo oltre due mesi di intensa attività di ricerca, la nave rompighiaccio Laura Bassi ha concluso la sua missione nelle acque dell’Antartide.
Dopo gli studi sulle dinamiche fisiche e biogeochimiche di aree chiave del continente, il rientro al porto di Lyttelton (Nuova Zelanda) il 1 marzo, segna anche la fine della 40° spedizione scientifica del Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA), finanziata dal ministero dell’Università e Ricerca (MUR).
La missione, coordinata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dall’ENEA e dall’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS), ha visto la Laura Bassi affrontare due rotazioni tra la Nuova Zelanda e l’Antartide, circumnavigando il Mare di Ross e supportando la Base italiana Mario Zucchelli (MZS). A bordo erano presenti 42 persone tra tecnici e ricercatori, affiancati da un equipaggio di 23 membri.
L’inizio della spedizione è stato complicato da un’avaria al motore e problemi tecnici che hanno influenzato le operazioni. La prima fase della missione è stata quindi dedicata esclusivamente alle attività logistiche di rifornimento. Tuttavia, grazie all’impegno dell’equipaggio, dell’armatore e dei tecnici OGS, la seconda parte della spedizione ha permesso di portare a termine il 100% delle operazioni logistiche e il 60% delle attività scientifiche programmate.
“La conclusione di questa missione rappresenta un altro passo importante nella ricerca scientifica in Antartide, contribuendo alla comprensione delle dinamiche oceaniche e climatiche che influenzano il nostro pianeta” si legge in una nota.
«La campagna di quest’anno ci ha posto davanti a sfide complesse che abbiamo cercato di affrontare nel migliore dei modi. Abbiamo dato priorità alla sicurezza del personale e all’integrità della nave, lavorando con grande professionalità per rispettare il programma stabilito» ha spiegato Franco Coren, direttore del Centro Gestione Infrastrutture Navali dell’OGS.
Dopo una breve sosta in Nuova Zelanda, la Laura Bassi si prepara a rientrare in Italia. Il viaggio di ritorno prevede circa 40 giorni di navigazione, seguendo una rotta attraverso l’Oceano Pacifico australe, doppiando Capo Horn e percorrendo l’Oceano Atlantico fino a raggiungere la destinazione finale.