TRIESTE – Il ministro a Infrastrutture a Trasporti, Matteo Salvini, ha negato oggi alla Camera che la normativa possa prevedere attività portuali in autoproduzione sulle navi che ormeggiano negli scali italiani.
Lo ha fatto in risposta ad un’interrogazione del deputato Luca Pastorino (Gruppo Misto-+Europa), in relazione alle sentenze del Consiglio di Stato (19 luglio 2024) su due ricorsi della compagnia armatoriale Grandi Navi Veloci contro i verdetti del Tribunale Amministrativo Regionale di Genova contro i dinieghi dell’Autorità di sistema portuale alle ripetute richieste di autorizzazione ad affidare al personale di bordo le operazioni di rizzaggio e derizzaggio del proprio carico.
Il Ministro ha risposto citando la legge quadro del 1994, modificata nel 2020 per fronteggiare le emergenze derivanti dal Covid. In particolare, ha ricordato Salvini, si era previsto che l’autoproduzione fosse ammessa solo qualora non fosse possibile soddisfare la domanda di svolgimento di operazioni portuali mediante le imprese autorizzate ovvero tramite la fornitura di lavoro portuale temporaneo.
La stessa normativa precisa, inoltre, tutti i requisiti che la nave richiedente deve avere affinché possa essere autorizzata allo svolgimento in autoproduzione dei servizi portuali. Le recenti sentenze, ha detto Salvini, sottolineano i vincoli normativi per lo svolgimento in autoproduzione di operazioni di rizzaggio e derizzaggio da parte del vettore marittimo, ribadendo che lo stesso è tenuto a evidenziare il personale aggiuntivo rispetto a quello indicato nella tabella di armamento della nave e che lo stesso deve essere dedicato esclusivamente allo svolgimento delle operazioni portuali. «La giurisprudenza richiamata, pertanto non afferma alcun diritto delle imprese di navigazione all’autoproduzione con personale di bordo, confermando che deve essere utilizzato personale di terra nei limiti previsti dalle autorizzazioni rilasciate ai sensi della legge del 1994» ha aggiunto il Ministro.