TRIESTE – La nautica da diporto rappresenta un pilastro strategico per l’Italia: impatto complessivo di circa 27,7 miliardi di euro e 157mila occupati, attivazione delle filiere complementari del turismo e del Made in Italy, con un effetto moltiplicatore economico totale di quasi 2,7 e uno occupazionale implicito di 6.
Sono i risultati del primo studio Altagamma-Deloitte che inquadra l’impatto economico e occupazionale della nautica in Italia, Paese leader globale nella produzione di yacht sopra i 24 metri, considerando tanto la cantieristica quanto il turismo nautico. L’analisi, infatti, prende in considerazione sia le attività a monte (upstream) della consegna dell’imbarcazione (costruzione di nuove unità, refit e manutenzione straordinaria), sia l’utilizzo successivo (downstream) e i benefici generati dalla presenza stanziale o stagionale lungo le coste del Paese.
I valori registrati, secondo Altagamma, provano la necessità di aprire il dibattito in merito alle principali opportunità di crescita del settore e di tutta la sua filiera, con un’attenzione particolare allo sviluppo delle attività connesse all’utilizzo delle imbarcazioni, che oggi vale oltre la metà del valore dell’impatto complessivo.
Nel dettaglio:
– Upstream: la cantieristica nautica new build italiana (il 50% del portafoglio ordini globale di superyacht) si caratterizza per l’impiego di attività altamente professionali con elevato know-how e competenze tecniche, che le hanno permesso di generare un impatto economico e occupazionale complessivo di circa 11.4 miliardi di euro coinvolgendo oltre 54.000 occupati tra diretti, indiretti ed indotto.
– Downstream: un contributo ancora più rilevante viene dall’impatto che turismo nautico e flotte hanno sui territori. L’Italia, infatti si conferma una destinazione rilevante nel panorama internazionale sia durante la stagione invernale, anche a fronte delle eccellenze manifatturiere che operano nel settore del refit, che durante la stagione estiva grazie all’unicità e attrattività delle coste del Paese. L’impatto economico totale della flotta, generato per 1/3 dal valore dalla spesa turistica sul territorio, è di 16,3 miliardi, con un moltiplicatore economico di 2,7 con 103.000 persone coinvolte a livello occupazionale.
Una delle principali opportunità di espansione dell’indotto legato al turismo nautico deriva di conseguenza dallo sviluppo delle strutture portuali.
Solo il 30% dei posti barca disponibili in Italia si trova in marine attrezzate e adatte a ospitare yacht e superyacht con servizi tecnici e turistici adeguati all’utenza relativa.

La nautica alto di gamma
La nautica alto di gamma, ovvero i grandi yacht superiori ai 18 metri, è il segmento che registra il più rilevante effetto di ricaduta sul territorio.
Lo studio indica che rappresenta il 65% dell’impatto economico totale (27,7 miliardi), con l’80% del valore upstream (cantieristica). Inoltre, nonostante consista solo nel 2% circa della flotta in visita in Italia, genera il 55% del valore downstream, ovvero derivante dall’utilizzo delle imbarcazioni.
La spesa sul territorio di un grande yacht è superiore di 26 volte rispetto alla media, mentre solo il 6,5% dei superyacht (>24m) adotta bandiera italiana.
“Un Grande Yacht immatricolato in Italia, con equipaggio italiano e sulle coste del Paese per almeno 10 settimane all’anno, genererebbe un contributo annuale complessivo pari a 1,6 milioni/barca. Ospitare un numero crescente di yacht, in transito e soprattutto stanziali, genererebbe impatti rilevanti per l’economia oltre che per il livello occupazionale” si legge nello studio.

La vicepresidente di Altagamma per il settore nautico, Giovanna Vitelli, ha presentato anche le riflessioni preliminari della Fondazione, che mettono in rilievo le priorità per il potenziamento del comparto in Italia. In particolare, si propone di assimilare (in tema di aliquote IVA) noleggio e charter nautico ai parametri del settore turistico-alberghiero; di adeguare le procedure e le normative della bandiera italiana a quelle di altri Registri internazionali, per aumentarne l’attrattività; di semplificare le procedure burocratiche relative, ad esempio, ai controlli sui diportisti o all’arruolamento per le unità da diporto.