TRIESTE – Grandi potenzialità ma anche la necessità, per il Friluli Venezia Giulia, di mettere in linea tutti i soggetti interessati per lo sviluppo dell’intermodalità.
Questo, in sintesi, il contenuto di uno studio – nella parte riservata al trasporto delle merci – presentato ieri a Trieste dalla Fit Cisl e parte di un convegno che ha visto presenti diversi attori del trasporto regionale.
Lo studio, commissionato proprio dalla Fit, all’Isfort (Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti), ha evidenziato che il grado di competitività della logistica del Fvg dipenderà in buona parte dalla scommessa su una più forte governance pubblica territoriale dei processi infrastrutturali. “Al pari sarà determinante anche l’ammodernamento delle tecnologie, assieme alla qualificazione del lavoro e alla sua regolazione in modo più attento alla qualità delle prestazioni e meno all’esclusivo versante di una continua compressione dei costi di produzione. Solo in questi termini – precisa lo studio – il vantaggio competitivo determinato dal posizionamento lungo corridoi di trasporto strategici sarà davvero determinante” scrive la Fit-Cisl in una nota.
Un dato di rilievo nello studio, è quello relativo alle modalità di trasporto scelte dalle aziende regionali per il trasporto merci, che poggia per il 90% sulla rete stradale. Alla intermodalità si lega poi il porto di Trieste, con il grande contributo dato al traffico ferro-nave, soprattutto nello scambio con la Germania.
«Di fronte al quadro fornito da Isfort e alle grandi potenzialità delle nostra regione, a partire dalla posizione geografica e da un porto dalla forte capacità, occorre allineare tutti i soggetti dell’intermodalità» ha spiegato Antonio Pittelli di Fit Cisl Friuli Venezia Giulia, citando l’aeroporto di Trieste che deve svilupparsi come hub cargo e gli interporti «… che risultano decisamente superati dai loro competitor veneti, in particolare di Verona e Padova». Per Pittelli è necessario dotarli delle tecnologie di cui oggi sono carenti (digitalizzazione e filiera elettrica, ad esempio) e pianificare investimenti e modelli di gestione delle reti infrastrutturali, da una parte, solide e di lungo periodo, e dall’altro «flessibili e resilienti perché esposte a dinamiche di mercato in costante fibrillazione».